Mille di questi MeRa!

A maggio il «Messaggero dei ragazzi», la rivista per i più giovani edita dai frati del Santo, raggiunge il traguardo del numero mille. Un illustre critico fumettista ripercorre per noi le tappe fondamentali di questo strumento educativo.
11 Marzo 2016 | di

«C’era una volta... – Un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno». Ma... Questa è la favola di Pinocchio! Eh, no, qui vogliamo invece raccontare una favola vera. Anzi, nemmeno una favola – anche se ne ha un po’ i contorni –, bensì un fatto realmente avvenuto, quello della trasformazione di un foglietto devozionale in un bellissimo giornalino: il «Messaggero dei Ragazzi», confidenzialmente «Me-Ra» o addirittura «MeRa». Il fatto che a maggio la rivista edita dai frati del Santo giunga al traguardo del numero mille significa che ha alle spalle una lunga storia. Un tragitto punteggiato di articoli, racconti e fumetti che hanno vissuto un momento di grande splendore negli anni Settanta del secolo scorso.

Ma facciamo un passo indietro. Era il 1922 quando venne alla luce «S. Antonio e i fanciulli», un giornalino sostanzialmente devozionale, «fratello minore» del «Messaggero di sant’Antonio» e destinato ai bambini «consacrati a sant’Antonio», come evidenziava il sottotitolo della pubblicazione. Erano poche pagine mensili, via via aumentate e quindi arricchite anche dal colore. Ogni numero della rivista raccoglieva articoli illustrati, sostanzialmente educativi (in senso cristiano), e un fumetto dello stesso tenore.

Nuova vita nuova veste Superati i 40 anni di vita, nel 1963 il giornalino si rinnovò, assumendo il titolo di «Messaggero dei Ragazzi» (esplicito richiamo alla testata principale del gruppo Messaggero di sant’Antonio Editrice), più moderno, più evoluto e anche più fumettistico.

Qualche anno dopo, alla direzione del «MeRa» approdò fra Giovanni Colasanti – biblista e studioso di squisita sensibilità giornalistica – che avviò un profondo rinnovamento del periodico proprio a partire dai fumetti. Per il frate, le strisce illustrate – col loro linguaggio immediato e confidenziale – rientravano tra gli strumenti formativi del giornale. Fino ad allora, tuttavia, i fumetti pubblicati sul «MeRa» gli erano sembrati, seppur gradevoli, poco educativi. Per questo fra Giovanni decise di dare nuovo corso alla rivista, con l’aiuto di testi formativi concepiti appositamente. Poco importava se, come lui stesso ammetteva, non conosceva i fumetti, anzi non li capiva proprio, e li percepiva come un materiale sfuggente. Per il «MeRa», li avrebbe visti volentieri rea­lizzati da disegnatori validi. Peccato che non ne conoscesse neanche uno…

In cerca di consigli, fra Giovanni si rivolse allora al sottoscritto, in quanto critico di fumetti. All’epoca io ero molto interessato al dibattito, assai vivace, intorno ai cosiddetti «fumetti d’autore», che si distinguevano da quelli «popolari», più artigianali e meno artistici. Segnalai a fra Colasanti alcuni tra i migliori fumettisti in attività nel periodo. Mano a mano lui li contattò e – grazie alla sua dialettica – seppe convincerli a collaborare a un giornalino a quel tempo marginale e che non si trovava in edicola (ancora oggi il «MeRa» è diffuso solo in abbonamento).

Così, a Piero Mancini e Lino Landolfi – già collaboratori «storici» della testata – vennero a unirsi Dino Battaglia, Sergio Toppi, Giorgio Trevisan, Attilio Micheluzzi, perfino Hugo Pratt. Con la loro collaborazione, il «MeRa» prese il volo.

Tra le pagine della rivista cattolica si susseguirono serie a fumetti in tutto coerenti con lo spirito del giornale: vite di autentici testimoni di Cristo, quali Madre Teresa di Calcutta, Raoul Follereau, Abbé Pierre, illustrate da Trevisan. E ancora: momenti cruciali nelle esistenze di «uomini (e donne) che non ebbero paura», quali Caterina da Siena, Thomas More, Eamon De Valera, Ben Gurion e altri, creati dal pennello di Toppi. Senza contare i fumetti d’arte proposti dal magico pennino di Battaglia, quali non si erano mai visti fino ad allora: figure come quelle di sant’Antonio, san Cristoforo, san Giorgio. Fino ad arrivare al capolavoro Frate Francesco e i suoi fioretti, celebrato in Italia e all’estero e più volte ristampato.

Sull’onda del rinnovamento, pure i collaboratori di vecchia data del «MeRa» modernizzarono il proprio stile. Nel 1970-’71 Landolfi creò I viaggi di Gulliver; mentre tra il 1972 e il ’75 Mancini disegnò Mino e Lia. Nate tutte nella prima metà degli anni Settanta, queste serie vennero poi raccolte in eleganti volumi ed edizioni di grande prestigio.

Non solo fumetti Più fumetti venivano pubblicati, più il «Messaggero dei Ragazzi» acquistava notorietà, fino a essere definito da alcuni critici del settore il più bel giornale per ragazzi sul piano artistico allora diffuso. Abbandonata l’umile veste di periodico di nicchia, il «MeRa» entrò così di diritto nella storia del fumetto italiano al fianco di poche altre pubblicazioni, come «Linus» e «Sgt. Kirk».

Superati gli anni gloriosi della rivoluzione a fumetti, il «Messaggero dei Ragazzi» ha proseguito la propria evoluzione, in particolare sul piano giornalistico, con approfondimenti, inchieste, articoli formativi. Sotto la guida di fra Giovanni Colasanti e dei suoi successori – i frati Benigno Scarpazza, Egidio Monzani, Fabio Scarsato (che è anche l’attuale) e Riccardo Giacon –, è divenuto un giornalino per ragazzi molto variegato, moderno (è presente in internet al sito www.meraweb.it) e attento ai vari aspetti dell’attualità (problemi sociali, musica, cinema, sport…), per interpretarla insieme ai suoi lettori.

In tutti questi anni, d’altra parte, il cuore a fumetti del «MeRa» non ha mai smesso di battere. Nuove serie e nuovi collaboratori si sono susseguiti numerosi, alcuni più frequenti di altri. Tra questi va ricordato senza dubbio Luca Salvagno, grande artista in campo umoristico (si pensi che è considerato l’erede del grande Benito Jacovitti, deceduto nel 1997), ma anche eccellente realizzatore di fumetti realistici. Di lui – tuttora collaboratore del «MeRa» oltre che del «Messaggero di sant’Antonio» –, vanno ricordati ad esempio una personalissima rielaborazione de I fioretti di san Francesco pubblicata nel 2004, stupefacente sul piano artistico, e un suggestivo Saverio nella terra di nessuno (2015), fumetto a puntate che tratta la Grande guerra attraverso gli occhi di un adolescente. Se oggi guardiamo indietro alla strada fin qui percorsa dal «MeRa», salta agli occhi come si stia realizzando l’obiettivo dichiarato già negli anni Settanta dall’allora direttore fra Giovanni Colasanti: «... per fare del “Messaggero dei ragazzi” una bella rivista, ricca di colori e di pensieri puliti, per aiutare tanti ragazzi d’oggi a risolvere i loro piccoli problemi e prepararli per un domani più umano e cristiano».  

8 MAGGIOLa festa

Il traguardo del numero mille è un’occasione da festeggiare. Appuntamento allora domenica 8 maggio negli spazi della Basilica del Santo a Padova per un pomeriggio dedicato ai lettori del «Messaggero dei ragazzi» e alle loro famiglie. In programma alle 14.30 la Santa Messa in Basilica. Seguirà, alle 16.00, una merenda nella Sala dello studio teologico. Tra le attrazioni della giornata: uno stand di fumettisti pronti a sfornare «disegni espressi», un laboratorio dove cimentarsi nella creazione di oggetti e pietanze originali, una mostra dei fumetti più famosi pubblicati nei 53 anni di vita del «MeRa». Durante i festeggiamenti (che si concluderanno alle 17.30) sarà anche possibile viaggiare nel tempo sfogliando numeri più o meno datati della rivista edita dai frati del Santo e visionando foto d’archivio.    

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
Lascia un commento che verrà pubblicato