08 Maggio 2017

L'ombra di Chaplin

Originario di Rosciolo dei Marsi (AQ), Vincenzo Pelliccione è stato per dieci anni la controfigura del famosissimo comico a Hollywood, salvo poi reinventarsi come scenografo e tecnico di effetti speciali negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Vincenzo Pelliccione mentre interpreta il comico Charlie Chaplin alias Charlot.
Vincenzo Pelliccione mentre interpreta il comico Charlie Chaplin alias Charlot.

A Rosciolo dei Marsi, piccola frazione di Magliano dei Marsi (AQ) adagiata ai piedi del Monte Velino, in Abruzzo, sono ancora in molti a ricordare il suo nome italiano: Vincenzo Pelliccione. Quello d’arte, invece, è finito nelle nebbie del tempo, assieme al grande talento a cui è associato. Nato il 2 giugno del 1893 da Sebastiano e Carolina Marini, a soli 22 anni e in piena guerra mondiale Vincenzo lasciò l’Abruzzo e i suoi cinque fratelli (Nicola, Giovannino, Benedetto, Pasquale e Maria) per andare a lavorare negli Stati Uniti d’America. «Guadagnavo – raccontò in un’intervista del 1977 – due dollari al giorno; con uno mangiavo e con l’altro mi pagavo le lezioni d’inglese».

Dopo pochi anni in Ohio, nel 1929 si trasferì a Hollywood, città che stava vivendo il primo grande boom dell’industria cinematografica. Pelliccione divenne commerciante di quadri, ma collaborò in teatro con Mae West e, al cinema, con Buster Keaton. Rimasto folgorato dalle movenze comiche di Charlie Chaplin, scoprì casualmente di somigliargli. Lavorò così su questa corrispondenza e iniziò a proporre spettacoli di imitazione in localini e ristoranti di Hollywood. Adocchiato da Sid Grauman, un impresario americano proprietario del Grauman’s Chinese Theatre, nel giro di qualche giorno Vincenzo si trovò catapultato nello studio di Charlie Chaplin. Il grande attore aveva bisogno di una controfigura e il marsicano era la persona giusta.

Assunto così il nome d’arte Eugene De Verdi, l’italiano lasciò la sua firma nelle prove di numerosi film, tra i quali Il circo, Il grande dittatore, Luci della città e Tempi moderni. Grazie alla sua perfetta rassomiglianza fisica con Chaplin, Graumann lo ingaggiò per cinque anni di seguito. Pelliccione sostituì il divo di Hollywood in tutti i lanci pubblicitari dei suoi film, pellicole che avrebbero poi incassato milioni di dollari. «La gente mi fermava per strada, mi applaudiva quando facevo il numero con la bombetta e i pantaloni a fisarmonica» ricordava Pelliccione. In teatro, la controfigura italiana veniva acclamata dalla gente che in lui pensava di vedere il vero Chaplin. L’apprezzamento era tale che un giorno, sceso alla fermata del tram e messosi a dirigere il traffico a mo’ di Charlot, Vincenzo fu costretto a rifugiarsi in un teatro vicino per sfuggire al caos scatenato. 

La carriera di Pelliccione fu costellata di tante partecipazioni cinematografiche ma, dopo dieci anni di collaborazione, Chaplin decise di troncare il rapporto con lui, costringendo il marsicano a reinventarsi e sviluppare il suo talento nelle scenografie e negli effetti speciali. Inventore di diverse macchine per i set, partecipò a Teresa e Ventimila leghe sotto i mari, film che vinse un premio Oscar per gli effetti speciali nel 1955. Vicenzo Pelliccione collaborò anche con la produzione di Ben Hur e Cleopatra

Nel 1968 rientrò in Italia per sbarcare a Cinecittà. Assieme al nipote Enzo Carnebianca, collaborò alle produzioni della Dino De Laurentis, iscrivendo il suo nome tra quello dei grandi specialisti degli effetti speciali. Nel giugno del 1978 Vincenzo Pelliccione compì il suo ultimo viaggio terreno per essere sepolto nella sua terra d’origine, dopo aver trascorso gli ultimi tempi in una casa di cura. Sei mesi prima era morto il suo grande mito: Charlie Chaplin.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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