La vicinanza che rincuora

Parlare nei momenti difficili non lenisce dolore, sofferenza o smarrimento. Si aiuta chi soffre con un sorriso, una carezza, un abbraccio.
11 Febbraio 2017 | di

«Il peggio che si può fare in queste situazioni è un sermone»: queste le parole di Papa Francesco incontrando in Vaticano i terremotati dell’Italia centrale. Sermone viene dal latino serere che significa intrecciare, legare insieme.

Papa Francesco, con le sue parole, ha fatto uno splendido mini-sermone nel senso etimologico del termine. Ha legato insieme, intrecciato, il cuore del Papa e quello dei fedeli esprimendo un concetto semplice e chiaro: per chi soffre non servono tante parole, ma vicinanza, empatia e fatti. A un anziano gravemente ammalato, basta una mano che accarezza la sua, un sorriso, poche parole e, ovviamente, cure adeguate.

La ricetta è semplice e collaudata da tempo immemorabile: contro ogni sorta di sciagura, chi ne è colpito non va lasciato solo, non deve sentirsi abbandonato.

Certo, per un credente la vicinanza del Papa ha un significato tutto particolare, ma l’effetto taumaturgico è ottenuto anche quando chi ci è vicino nel dolore, non ha il carisma di un Pontefice. Lo sperimentiamo da sempre in occasione della perdita di una persona tanto cara che la sua scomparsa ci appare come la fine-del-mondo. Se riusciamo, sia pure con fatica, a capire che si tratta invece della fine-di-un-mondo, lo si deve proprio a chi ci sta accanto senza tante parole, ma con piccoli, semplici, gesti che ci aiutano a rialzarci e a riprendere il cammino.

Un semplice abbraccio, in questi casi, quando non è avvertito come una pura formalità, è simbolicamente molto potente. Le braccia che ci circondano significano «non ti lascio andare da solo perché sei smarrito e puoi perderti» o anche «tra le mie braccia trovi un rifugio sicuro» o semplicemente «non sei solo, io sono qui per te».

Non servono parole di circostanza o elogi funebri sperticati perché chi è colpito da un grave lutto tornerà a casa e troverà un vuoto indicibile e insostenibile. Con il mio abbraccio e con le piccole azioni che ne conseguono, io mi impegno provvisoriamente a permetterti di continuare a vivere malgrado l’estrema fragilità emotiva e fisica in cui ti trovi.

Se questo avviene, le forze ritornano, la vita riprende e anche se la persona cara non c’è più, quello che ci sosterrà sempre è l’esperienza di avere avuto una persona accanto nel momento del bisogno.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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