«I bambini salveranno il mondo»

Michele Mirabella è uno dei personaggi televisivi più amati. Per tutti è il «professore», uomo di vasta cultura, ora anche dottore in medicina. E in umanità.
22 Giugno 2019 | di

Professore o dottore?». «Mi chiami pure Michele», risponde con una simpatica risata Mirabella. Lo scorso 8 marzo l’Università di Bari gli ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Medicina e Chirurgia. Si va ad aggiungere a un’altra, in Farmacia, ricevuta nel 2001 dall’università di Ferrara.

Giornalista, autore, attore, conduttore televisivo, scrittore, regista, professore universitario e ora pure medico, «anche se – scherza – per esercitare dovrò sostenere l’esame di Stato». Per più di vent’anni Michele Mirabella ha curato e condotto Elisir, programma di medicina in onda su Rai 3 e poi Tutta salute. Si era già laureato all’Università di Bari, in Lettere, la sua grande passione, a pieni voti e cum laude.

Pensare che il padre, ufficiale dell’esercito, l’aveva spinto a iscriversi a Giurisprudenza, convinto che «una laurea in Legge, un tozzo di pane e mezzo sigaro non si rifiutano a nessuno». Lo incontri e già ti mette a tuo agio con humor e ironia. Ha l’aspetto del professore «buono»: signorile, raffinato ed elegante quanto semplice ed empatico. Mirabella è tutto questo. La stretta di mano, ferma, ne è la firma indelebile. Lo trovi in tv, ma anche in teatro, a parlare di Rossini, Shakespeare o in qualche liceo a spiegare agli studenti la Divina Commedia.

Msa. Michele, una laurea honoris causa in Medicina, tema affrontato sempre con passione.Mirabella. Mi era giunta notizia che si stava «tramando» qualcosa di simile. Ma la consideravo una montatura scherzosa. Poi, la notizia ufficiale e    un’emozione grandissima, rivissuta nella Lectio magistralis: «La lunga vita di Elisir». Al centro, il rapporto tra medicina e comunicazione.

La sua vasta cultura si coglie subito… Ho sempre avuto la passione per il sapere, per qualsiasi tipo di conoscenza: una ariosa curiosità. La vocazione artistica, letteraria ha prevalso su quella scientifica. Ma la medicina è rimasta.

Elisir, medicina in prima serata, chi l’avrebbe mai detto? In quegli anni in Rai lavoravo a nuovi format. L’intuizione fu dell’allora capostruttura Lucia Restivo. Poi la perfezionammo con Patrizia Belli,  regista che oggi purtroppo non c’è più. La vera novità fu la fascia serale della domenica.

E lei a condurlo. L’allora direttore di Rai 3, Locatelli, pensò a me: «Lo puoi condurre solo tu», disse convinto. Accettai.

Una previsione non delusa. Arrivammo al 13 per cento di share, fuori da ogni aspettativa per Rai 3. Non ci si può lamentare nemmeno dei risultati di Tutta salute, striscia quotidiana del mattino che si aggira su una media del 7 per cento.

Qual è il suo giudizio sugli italiani e la salute? Sono molto attenti alla salute. La loro è una storia millenaria, cristiana, ed è forte il sentimento della pietas. Sono uno dei popoli più longevi del pianeta, ma c’è ancora molta disinformazione medico-scientifica. Il lavoro nel campo della ricerca è enorme e in parte sconosciuto. È uno dei miei impegni più importanti nell’AIRC, Fondazione per la ricerca sul cancro di cui sono presidente per la Puglia.

Obesità, che ne pensa? L’obesità, soprattutto quella infantile, è una vera e propria sciagura che deriva da una diseducazione alimentare paurosa. Gli italiani sono sempre più attratti da fast food e cibo precotto, merendine strapiene di conservanti e prelavorati di dubbia natura. Un terzo degli obesi risiede nei Paesi ricchi: 3 miliardi, con oltre 50 chili di troppo a testa, «pesano» sul pianeta. E con conseguenze gravissime.

Qual è il suo elisir per una vita sana? Godo da sempre di una sorta di moderazione congenita. Non strafaccio mai, non ho praticamente vizi, tranne una cauta passione per la pasta. A tavola mi concedo un bicchiere di vino, qualche volta due e non esagero mai con i condimenti. Il segreto sta nella semplicità.

Vaccinazioni: quando si smetterà di litigare? Spero subito. Il vero problema, epistemologico, è quello di saper separare l’utile dall’inutile. La medicina alternativa è un termine sbagliato e inutile. In questi decenni sono stati fatti passi da gigante, dal punto di vista diagnostico e terapeutico e della ricerca. Però, siamo uno dei Paesi al mondo in cui si rischia di morire ancora di morbillo. Le vaccinazioni vanno fatte «all’unanimità». Non è questione di soldi. Sostenere che le case farmaceutiche speculino sui vaccini è una sciocchezza colpevole. Venderebbero più medicinali per combattere la malattia conclamata.

La lettura, i libri sono la sua vera passione. Ho sempre letto tanto, sin da piccolo. Mi piaceva e mi piace. Custodisco circa 8 mila libri di ogni genere, sparsi in ogni spazio di casa: letteratura, filologia italiana e classica, storia della scienza, classici della narrativa.

Da chi ha ereditato questa passione? Mia madre era molto intelligente. Insegnante di liceo, amava la letteratura italiana e latina, ma anche quella francese. Leggeva molto. Persino il «Corriere dei piccoli», che poi passava a me.

Molti ne ha scritti anche il figlio. Penso a uno di recente pubblicazione: Cantami o mouse.È una raccolta di riflessioni su quanto sia ancora persistente il mondo antico nella nostra società. A volte non ce ne rendiamo conto, ma le parodie dei miti antichi sono prese per scenari irrinunciabili del nostro immaginario. Sotto sotto gli italiani sono affascinati dal loro passato. E per amarlo bisogna conoscerlo.

Lei paragona la televisione a uno specchio… Purtroppo noi imitiamo la tv e non viceversa. Non dobbiamo assomigliare alla tv ma considerarla una finestra sul mondo. Ci sono molti personaggi del piccolo schermo che sono quasi ridicoli e non se ne accorgono.

Che cosa si può fare? Ai dirigenti della tv, ai colleghi, ai miei compagni di lavoro più giovani, dico: continuate a studiare, approfondite, pensate a quello che veramente è utile per i telespettatori, per il Paese, per le nostre istituzioni, per la cultura di domani. Di cose sciocche è pieno il mondo. Andiamo oltre.

Che cosa significa per lei credere? Non si può essere credenti a metà: lo si è o non lo si è. Dicevano gli antichi padri della Chiesa: credo quia absurdum, ossia credo perché è assurdo. Altrimenti ci sarebbero le prove.

Ambiente e salute. Greta, giovanissima svedese, ci ricorda che non c’è più tempo per rinvii. Questa ragazza è riuscita a scuotere le coscienze, a riempire le piazze di mezzo mondo. Di fronte alle sciocchezze degli influencer che invitano alla - bella vita, vestiti, profumi, auto di lusso –, Greta fa una cosa fantastica: denuncia un mondo pigro, sciocco, pieno di inetti, incapaci di accorgersi che stiamo affogando nei rifiuti. Questa ragazza ha avuto il coraggio di denunciare. I bambini salveranno il mondo, con la loro innocenza e l’entusiastica intelligenza.

Secoli fa un altro giovane, Francesco di Assisi, forse anche lui stanco degli influencerdi allora,  decise di cambiare strada.… San Francesco ci parla di una vita rispettosa dell’ambiente e dell’uomo. Così come sant’Antonio, confratello conosciuto in tutto il mondo. Il Santo dei poveri, degli indifesi, degli ultimi. Un altro uomo controcorrente. Lo considero un santo apolide, come devono essere i santi. Ovunque sia sceso, il suo sorriso ha, per così dire, messo su casa: basiliche, chiese, conventi, istituti di carità. Penso alla Basilica a lui dedicata nello Sri Lanka, vittima del recente attentato che ha causato numerose vittime. Hanno distrutto un tempio, ma non la sua casa che è nel cuore degli uomini di buona fede.

Data di aggiornamento: 22 Giugno 2019
Lascia un commento che verrà pubblicato