Dieci domande a... Giancarlo Magalli

18 Marzo 2008 | di

1 - Chi è Giancarlo Magalli?

Sono esattamente come appaio, come mi vedono gli altri.


2 - E come ti vedono gli altri?

Come una persona nor­male, che non fa un lavoro tanto norma­le anche se lo fa senza darsi arie. Nella mia professione di conduttore mi ha avvantaggiato il fatto di aver iniziato tardi: prima facevo l’autore. Sono passato dall’altra parte a quarant’anni e a quell’età è più difficile montarsi la testa. Convivo col successo in tranquillità e credo che la gente lo avverta.



La famiglia, il lavoro e i benefici che ne derivano. E poi mi piace viaggiare.


4 - Che cosa proprio detesti?

L’arroganza, non solo di alcuni colleghi. Ricordo liti furiose con funzionari o rappresentanti delle istituzioni che si rivolgevano alle persone dicendo: «Parli solo quando glielo dico io».


5 - La persona che più ha influenzato la tua vita?

Innanzi­tutto mio nonno: è stato un bell’esempio, una persona positiva dalla quale ho imparato tanto. Poi mio padre: mi ha fatto capire come prendere le distanze da ciò che non condividevo. Si infuriava facilmente e grazie a lui ho capito quanto fosse sgradevole lasciarsi andare. È per questo che io non mi arrabbio mai e cerco di essere sempre gentile. Mia madre era una donna spiritosa: da lei ho imparato i meccanismi dell’umorismo. Ai famigliari aggiungo i modelli professionali come Mario Riva e Corrado.


6 - Il tuo luogo dell’anima?

La mia casa: qui ho un angolo in cui penso, uno in cui lavoro, uno in cui mi rilasso.


7 - Il sogno nel cassetto?

In quarant’anni, di cassetti ne ho aperti tanti. Ho lavorato in quasi tutte le fasce orarie. Attualmente conduco su Raidue Piazza Grande con gli ascolti più alti della rete. Ma, confesso, vorrei tornare a fare qualche programma su Raiuno. Mi è dispiaciuto vedere alcuni miei progetti affidati a conduttori che non hanno valorizzato la mia idea.


8 - Il giorno più felice e quello più infelice della vita?

I giorni più belli sono stati quelli della nascita delle mie due figlie; quello più infelice spero debba ancora arrivare. Certo perdere persone care è doloroso, ma perdere un genitore, un nonno appartiene al ciclo della vita. Innaturale è invece la perdita di un figlio: spero di non provare mai questo dolore. La sofferenza più forte è quella che non corrisponde agli schemi naturali della vita.


9 - Il più grande rimpianto?

Non ne ho perché sono fatalista: se una cosa non è andata è perché, in fondo, non doveva andare. Certo, ci sono state situazioni che mi hanno posto di fronte a un bivio. Anni fa mi proposero di interpretare il ruolo di don Matteo nell’omonima fiction di Raiuno. Ero tentato, ma alla fine dissi di no perché mi spaventava l’idea di dover stare per otto mesi (tanto duravano le riprese) lontano dal pubblico e dalla mia famiglia. Poi arrivò Terence Hill e fu un grande successo. Hanno prodotto tante serie, ma non mi sono mai pentito.


10 - Hai fede?

La fede è un dono. Sono cresciuto dai gesuiti e dagli scolopi, che mi hanno massacrato di messe obbligatorie, inculcandomi una religione forzata che mi ha costretto, più tardi, a dover ripartire da capo. Sono uscito da queste scuole con una specie di fede prêt à porter, confezionata come un cappottino. Ho cominciato a ricercarla e a ricostruirla inserendola nella vita.



Magalli in breve

Questa la biografia di Giancarlo Magalli tracciata, con spunti autoironici, dallo stesso showman nel sito www.magalli.com dov’è possibile ripercorrere tutte le tappe della sua carriera.

Nato a Roma il 5 Luglio del 1947, ha due figlie: Manuela, nata da un precedente matrimonio, e Michela, nata nel 1994, avuta dall’attuale moglie, Valeria Donati, sposata nel 1989. Ha conseguito il diploma di maturità classica ed è stato iscritto alle facoltà di Scienze Politiche a Roma e a quella di Economia e Commercio a Messina. È stato il primo animatore del primo villaggio turistico italiano alla fine degli anni ‘60. Ha tentato, senza successo, di fare l’assicuratore per fare contenta sua madre e l’ufficiale di Cavalleria per fare contento suo padre. Ha fatto il volontario per sette anni con la polizia municipale di Roma, di cui è agente onorario, andando di pattuglia due notti a settimana. Ha ricevuto i gradi di maresciallo, poi di tenente e, recentemente, di capitano. È anche carabiniere onorario. Nell’aprile 2007 è stato insignito dell’onorificenza di commendatore al merito della Repubblica.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017