30 Aprile 2019

Dichiarazione di voto

Ecco la mia personale dichiarazione di voto, alla vigilia delle elezioni europee. La proposta di un voto responsabile, intelligente, solidale. Che dia risposta a due domande antiche di Dio…
vignetta donna seduta

@ Je suis l’Autre

C’era una volta un dio che per amore impossibile si travestì da bianco toro. E c’era una fanciulla leggiadra che correva sulla spiaggia, e di cui il dio si era innamorato perdutamente. La fanciulla, che era gentile d’animo, cominciò ad accarezzare affettuosamente il toro apparso all’improvviso. E se il forte animale «in attesa dello sperato piacere, le bacia le mani, mentre con grande fatica rimanda il resto», la fanciulla infine «osa sedersi sulla schiena del toro, ignara di chi sia colui che sta cavalcando». Ritrovandosi così in mezzo al mare, «piena di timore, volgendosi indietro a guardare il lido che hanno abbandonato». La divinità sotto mentite spoglie animalesche è niente di meno che Zeus, mentre la fanciulla rapita risponde al nome di Europa.  Il poeta latino Ovidio, raccontando ai suoi compatrioti l’antichissimo mito greco nelle Metamorfosi, ci specifica i dettagli: la spiaggia, da cui Europa viene rapita, si affaccia sul mar Mediterraneo, ma dalla parte opposta di dove noi penseremmo. È infatti figlia di Agenore, re di Tiro, in Fenicia, attuale Libano. E la costa dove infine «sbarca» è sull’isola di Creta. Accortosi della «porcata» di Zeus, Agenore incarica l’altro figlio, Cadmo, di partire in cerca della sorella. Non la troverà, ma arriva in una terra straniera dove fonda la città di Tebe (Grecia), e dove, secondo il mito, insegna l’alfabeto fenicio agli abitanti incapaci di leggere e scrivere. Insomma, Europa viene dalla sponda opposta del Mediterraneo. D’accordo, è solo un vecchio mito, che parla di amore e di violenza, divino e umano, migrazioni e viaggi, contaminazioni e meticciato, porti aperti. È un linguaggio ingenuo e arcaico, con il quale antiche popolazioni esprimevano la propria identità: chi erano, e perciò da dove erano venute. C’erano una volta anche i frati minori, che da sempre andavano percorrendo in lungo e in largo il continente europeo. Come Antonio di Padova, che nella città veneta giunse dal Portogallo via Marocco. O come il beato Odorico da Pordenone, che dal convento del Santo, a Padova, narrò le cose meravigliose viste durante il suo viaggio in Cina. Certo, tutto ciò ha a che fare con l’itineranza francescana. C’era un’altra volta, infine, uno scrittore francese del XVI secolo, François Rabelais, autore del romanzo umoristico Gargantua e Pantagruel. E che un altro scrittore tutt’ora vivente, Milan Kundera, prendendo spunto da un suo neologismo, agélaste, colui che non ride, e da un proverbio ebreo, «L’uomo pensa, Dio ride», così chiosa: «Gli agelasti, il non-pensiero dei luoghi comuni, il Kitsch: un solo nemico a tre teste dell’arte nata come eco della risata di Dio e che ha saputo creare quell’affascinante spazio immaginario in cui nessuno possiede la verità e in cui ciascuno ha diritto ad essere capito. Questo spazio immaginario è nato con l’Europa moderna, è l’immaginario dell’Europa o, almeno, il nostro sogno dell’Europa, sogno tante volte tradito e tuttavia abbastanza forte da unirci in una fraternità che va ben oltre i confini del nostro piccolo continente. Ma noi sappiamo che il mondo in cui l’individuo è rispettato (il mondo immaginario del romanzo, e quello reale dell’Europa) è fragile e caduco. Schiere di agelasti si profilano minacciosi all’orizzonte» (L’arte del romanzo). Ok, elucubrazioni da scrittore sfaccendato.Ma è la mia, del tutto personale, dichiarazione di voto per le prossime elezioni europee. Anzi, proposta per un voto responsabile, intelligente, solidale. Che sia, per tutti noi che affolliamo questa parte di mondo, la risposta attuale a due domande antiche di Dio: Dove sei (Gen 3,9)? Dov’è tuo fratello (Gen 4,9)? 

 

Prova la versione digitale del Messaggero di sant'Antonio!

Data di aggiornamento: 30 Aprile 2019
Lascia un commento che verrà pubblicato