27 Agosto 2016

Con Enrico nel paradiso del surf

Ha cominciato con il progettare e costruire rampe da skate, ora gestisce a Fuerteventura «Casa Maccaroni», una guesthouse ispirata al surf e allo skateboarding. Un sogno diventato realtà.
Enrico Gorrea a Fuerteventura
Marco Renieri

La sua grande passione è lo skateboard, nella quale mette pure una buona dose d’ingegno. Quest’ultimo gli serve a costruire rampe per chi pratica, come lui, tale sport. Parte da qui l’avventura di Enrico Gorrea, 38 anni, torinese, titolare di Casa Maccaroni in uno dei posti più belli al mondo: Fuerteventura, Isole Canarie (Spagna).

È in questa lingua di terra, tra le splendide acque dell’Oceano Atlantico, che ha deciso di vivere avviando un’attività che coniuga turismo e sport nel paradiso del surf. «Ho cominciato a skateare all’età di 10 anni – spiega –, dopo aver osservato un gruppo di ragazzi impegnati in sorprendenti acrobazie. Da quel giorno è diventato il mio divertimento e, negli anni, anche un lavoro».

Enrico ha iniziato a progettare e costruire rampe da skate fino a 30 anni, momento in cui, vista la crisi del settore, ha deciso di approdare in Spagna. Prima tappa Barcellona, con un master in Architettura all’università. Dopo alcuni anni, la decisione di dare vita, a Lajares di Fuerteventura, a Casa Maccaroni: una guesthouse ispirata al surf e allo skateboarding.

All’interno si vive in un clima familiare con spazi per la fotografia, il design e l’arte. «È l’espressione di quello che ho assimilato negli anni, delle mie passioni e dei miei sogni; un ambiente diverso, dove si scambiano idee e si instaurano nuove amicizie».

La giornata di Enrico è scandita dal gioco delle onde e dei venti. Perché è con la loro complicità che si alimenta il surf. Ma c’è anche la gestione della casa: accoglienza, corrispondenza via email e lavoro al pc, pulizie e manutenzione, organizzazione delle attività quotidiane. «Parte del tempo lo passo con gli ospiti, organizzando sessioni di surf o skate. Ma anche nella progettazione di qualche nuovo skatepark. Non è facile – ammette – costruirsi un futuro fuori dall’Italia. E non basta andare in un posto dove la vita costa meno».

Guardare alle isole Canarie come al luogo della felicità che si acquista con un biglietto di sola andata è un modo sbagliato di affrontare il futuro. «Riesce chi ci mette impegno e creatività. Ci vuole rispetto per chi vive qui da sempre, per la tradizione e le culture locali, a partire dalla lingua spagnola».

«Vivere in una piccola isola dell’oceano non è semplice – conclude Enrico –. Anche perché non ci sono le alternative delle grandi città. Ma il vantaggio per chi ha un’idea originale, e ci crede fino in fondo, sta nella possibilità di poterla realizzare».            

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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