21 Ottobre 2016

Clinton o Trump?

Stati Uniti. Stefano Vaccara, direttore del giornale on line La Voce di New York, analizza gli orientamenti dell'elettorato italoamericano alle elezioni presidenziali.
Stefano Vaccara, direttore del giornale on line La Voce di New York
Foto di Marlene Luce Tremblay

Gli Stati Uniti votano per eleggere il nuovo inquilino della Casa Bianca. Questa ultima campagna elettorale è stata tra le più bizzarre e insolite. Ma come vedono gli italiani d’oltreoceano questa corsa alla presidenza? Lo abbiamo chiesto a Stefano Vaccara, direttore del giornale on line La Voce di New York, corrispondente dall’ONU per Radio Radicale, e docente al Lehman College della CUNY.

Msa. Che orientamento hanno gli italiani d’America?

Vaccara. Dopo gli anni Trenta, non votano più in blocco. Non sono come gli ebrei che, tra l’altro, si sono separati anch’essi nel voto. Direi che in termini percentuali, il 60% vota per il possibile vincitore, sente il vento del vincitore. Anche gli italoamericani fanno parte del swinging vote cambiando spesso posizione dalla parte democratica a quella repubblicana e viceversa.

Clinton contro Trump. Quali sono i punti di forza e di debolezza dei loro rispettivi programmi politici?

Questa è un’elezione anomala. Sulla scena elettorale è comparsa una categoria che prima non andava a votare: quella dei «bianchi arrabbiati», senza un livello di istruzione scolastica, e che fanno lavori sottopagati (white man with no college education). Loro sono contro tutti, e soprattutto contro l’establishment. Donald Trump trova supporto in questa fetta di elettorato che si è rivelata essere abbastanza consistente.

Clinton e l’establishment rischiano, anche perché Hillary non riesce ad attrarre gli altri indignati che, però, non voteranno mai per Trump. A questo si aggiunge il fatto che molti giovani che votavano Bernie Sanders forse ora si spostano sulla candidata verde Jill Stein. Io credo che Hillary e Trump sono fortunati a trovarsi insieme nella sfida: nessuno dei due avrebbe avuto la possibilità di vincere la corsa alla Casa Bianca se non avesse avuto l’altro di fronte. Per me Hillary avrebbe perso contro qualunque altro candidato repubblicano. Stessa cosa per Trump. Hillary è favorita, ma potrebbero arrivare ulteriori sorprese dai leaks di wikileaks. Assange ha annunciato altre e-mail e documenti esplosivi contro di lei.

Come cambierà lo scenario della politica internazionale nel caso in cui vinca Clinton oppure Trump?

Con Clinton proseguirà la politica attuale: da un lato la NATO che mostra i muscoli ai confini con la Russia; dall’altro in Medio Oriente con un «finto ruolo neutrale» nella «guerra civile islamica» tra sunniti, e tra sunniti e sciiti. E poi la politica nei confronti della Cina, alternando il «bastone» agli affari.

Con Trump potrebbe cambiare tutto per restare tutto com’è. Sono troppi gli interessi in gioco: se fossero messi in pericolo metterebbero in pericolo perfino la vita di Trump. Ma, effettivamente, con la Russia potrebbe esserci un disgelo. L’incognita riguarderebbe le eventuali concessioni a Putin oppure no.

Comunque mentre la Clinton, fin dalla sua candidatura a senatore dello Stato di New York, ha sempre pensato alla riconquista della Casa Bianca per il terzo mandato, negato al marito Bill, se perde, perde tutto. Trump invece si è candidato non per vincere, ma per farsi pubblicità gratuita. Quando ha capito che con certi argomenti parlava alla pancia degli americani, e i sondaggi gli mostravano consensi favorevoli, ha continuato. Se vince, entra nella storia e continuerà a «improvvisare». Se perde, ha vinto comunque; ha raggiunto quello che si era prefissato: per quasi due anni il mondo ha parlato solo di lui.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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