26 Luglio 2019

Che stanchezza! Come reagire?

La vita è quella cosa che fai mentre sei stanco? Ecco qualche semplice consiglio, tra il serio e il faceto, per un’esistenza più lieve.
illustrazione genitori stanchi

@ Giuliano Dinon / Archivio MSA

«Cari Edoardo e Chiara,  sono Lorena, sposa e madre di un bambino di 12 anni. Io e mio marito lavoriamo entrambi come liberi professionisti e io faccio la fisioterapista. Le persone, oltre a sottopormi le loro problematiche fisiche, spesso si lamentano di una patologia molto più diffusa, una vera e propria pandemia globale… la stanchezza. La questione è che anch’io e mio marito ne manifestiamo spesso i sintomi: addormentamento precoce sul divano, cronica mancanza di tempo per parlare, sensazione ricorrente di asfissia, desiderio di scendere dal treno in corsa (e la questione è che non troviamo né freni da tirare né porte per scendere). Molto tempo ce lo rubano i nostri due lavori, il rimanente se ne va per gli impegni del figlio: campionato di calcio, allenamenti, catechismo, compiti per casa infiniti, festicciole e sostegno alle famiglie di origine. La domanda è: come provare a vivere una vita più leggera? Come riuscire a vincere questa stanchezza cronica che attanaglia le famiglie ma anche i single?».

Lorena

Carissima Lorena, grazie per la tua lettera così interessante e dettagliata. La «pandemia» che evidenzi è proprio vera, anche noi notiamo che la risposta più usuale alla domanda «Come stai?» è «Bene, ma un po’ stanco/a, chissà che passi questo periodo…», ma il suddetto periodo non passa mai e l’auspicata fase più tranquilla corre più veloce di noi e non si riesce proprio ad acciuffarla. A volte ci viene da pensare che «la vita sia quella cosa che fai mentre sei stanco». Anche noi due, cara Lorena, alziamo la mano e ci aggiungiamo alla grande schiera di coloro che almeno qualche volta (forse anche un po’ di più di qualche volta) si sono lamentati dell’incalzare frenetico delle cose da fare.

Vogliamo provare a indicare – con uno stile lieve fin dalla scrittura – tre possibili strade per alleggerire le nostre vite: alcune dipendono più da noi, altre meno. Proviamo a vederle assieme.

Luglio, agosto e il caldo. Siamo arrivati all’estate. Forse il riscaldamento globale almeno un effetto buono potrebbe avercelo: quello di costringerci a lavorare di meno e a riposarci di più. Questi mesi dell’anno, i più caldi, sono i mesi nei quali ci concediamo di riposare di più, facciamo le ferie, ce ne stiamo oziosamente sdraiati su un telo sopra la sabbia a non fare nulla di produttivo… eppure stiamo bene! Nelle ore centrali della giornata non usciamo e tutto sembra meno urgente e meno essenziale, quando all’esterno ci sono 40 gradi. Mi ricordo che, durante il viaggio di nozze in Brasile, sono entrato in un negozio per comprare del leite de coco (una noce di cocco con due cannucce infilate, per berne il latte rinfrescante) e nella rivendita c’era un signore disteso su un’amaca che alla mia vista non si è scomposto e, rimanendo a penzoloni, ha urlato a una signora – probabilmente sua madre – di venire a portarmi il cocco e di prelevare il corrispettivo contante. Questi spesso sono i ritmi della vita nel «Sud del mondo» e noi tutti occidentali forse potremmo (senza esagerare né «schiavizzare» nessuno!) trarre ispirazione da questo modo così rilassato di affrontare l’esistenza terrena. Anche imparando a delegare, laddove ce ne fosse la possibilità.

I bambini. Mentre scrivo si avvicina Ester (mia figlia di un anno e mezzo) e comincia a mostrarmi tutte le bambole che le sono appena state date da sua madre. A lei non interessa che io debba scrivere questo articolo, a lei non interessa che io possa avere una scadenza entro cui consegnarlo… eppure vi assicuro che, tra me ed Ester, sta meglio lei: dal suo «perdere tempo» ho solo da imparare. Certamente io devo pagare il mutuo e lei no, ma è vero che potrei giocare un po’ di più, magari non con le bambole ma con un gioco da tavola la sera dopo cena, oppure potrei ballare come uno sciocco mentre sistemo la tavola o scopo la cucina, oppure potrei sfruttare meglio quella mezza giornata che talvolta la vita mi regala esplorando qualche scorcio di territorio attorno a me. Vivere la vita in modo giocoso è uno stile e non un impegno in più. Un po’ come quando andiamo a Venezia e sono i bambini a dirci dove dobbiamo svoltare: a volte ci troviamo in un vicolo cieco, ma altre volte scopriamo angoli nuovi che, seguendo le strade ordinate di noi adulti, non avremmo mai visto.

L’essenzialità. Negli ultimi tre anni abbiamo fatto due traslochi e a giorni ne faremo un altro. È solo grazie a essi che ci siamo ritrovati a prendere atto che possediamo molte più cose di quelle che effettivamente ci servono. Senza accorgercene, spesso accumuliamo oggetti di cui potevamo fare tranquillamente a meno. E questo significa che avremmo potuto non spendere quei soldi per acquistarli e non dover lavorare quel tempo per guadagnarli. Ovviamente molte cose sono necessarie e non si può evitare di comprarle: la benzina la devo mettere nella macchina, il riscaldamento lo devo pagare, e così via. Quindi non è possibile non lavorare, ma forse farlo un po’ meno sì, riposare un po’ di più anche, oziare giocando con la propria partner o con i figli pure.

Cara Lorena, lo so che la nostra risposta non è esaustiva, ma magari avremo modo di approfondire ancora questo tema. Nel frattempo, buona estate a te e a tutti: ci rivediamo a settembre! Utilizzate questo periodo per riposare in qualche rifugio o spiaggia della nostra bellissima penisola.

Edoardo e Chiara

 

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Data di aggiornamento: 26 Luglio 2019
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